Lc 16, 9-15

Pubblicato giorno 7 novembre 2015 - Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Gesù continua il discorso sull’uso del denaro che è una delle grandi tentazioni dell’uomo. La parola di Gesù è inesorabile: «Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». L’uomo deve decidersi: o Dio o mammona. Quindi, o Dio o un idolo; o la ricerca del denaro o la ricerca di Dio; o il materialismo o la religione.
Dio è uno e unico. La vita o è adorazione di Dio o è danza intorno al vitello d’oro. O l’uomo possiede Dio Signore o è posseduto dal denaro. La sua esistenza sarà o servizio di Dio o schiavitù del denaro. I farisei la pensano diversamente: «Si facevano beffe di lui». È loro convinzione che esigere di doversi decidere per Dio o per il denaro sia un ingenuo fanatismo. Può parlare così solo uno che non conosce il mondo e gli uomini. Voler rinunciare al denaro per amore di Dio può essere l’ideale di un ingenuo sognatore. I farisei, invece, vedono dietro le quinte della vita. Si sono decisi per un compromesso: serviranno tanto Dio quanto il denaro. Vogliono farsi una vita comoda e per questo hanno bisogno di denaro. Tuttavia vogliono passare nello stesso tempo per persone pie e religiose. Questo è, secondo la loro convinzione, il colmo della furberia. Così deve agire chi vuol riuscire nella vita. Bisogna puntare su tutte e due le carte. In questo modo si ha la terra e il paradiso, si guadagna Dio e si guadagnano gli uomini. Ma Gesù la pensa diversamente: «Non potete servire Dio e la ricchezza». Se l’uomo non è distaccato dall’interesse, il maneggiare soldi diventa una tentazione da cui si difende male. Allora, da padrone o amministratore può finire schiavo del denaro, pessimo tiranno che non lascia nessuna libertà, neppure quella di servire Dio. In varie occasioni Gesù ha detto che è molto difficile per i ricchi salvarsi. Molto spesso, infatti, la ricchezza genera superbia e durezza di cuore verso il prossimo. È raro trovare un ricco umile. È umile nelle ricchezze e negli onori soltanto chi, comprendendone la vanità, fonda la sua vita in Dio e si ritiene anche amministratore dei beni che la Provvidenza gli ha affidato, perché ne faccia parte ai fratelli bisognosi.
“O Signore, fa che io comprenda quale grande pace e sicurezza ha il cuore che non desidera cosa alcuna di questo mondo. Infatti, se il mio cuore brama di ottenere i beni terreni, non può essere né tranquillo né sicuro, perché cerca di avere quello che non ha o di non perdere quello che possiede» (san Gregorio Magno).