Dal Vangelo secondo Luca
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Il Vangelo di oggi ci propone la conoscenza di un personaggio che ci accompagna in tutto il tempo di Avvento: Giovanni il Battista. Attraverso di lui, siamo invitati a volgere lo sguardo sulle promesse di Dio e sul suo desiderio di tendere continuamente la mano all’uomo per mostragli qual è la sua reale dignità. La gioia di saperci custoditi dalla mano provvidente di Dio, che “lavora” per salvarci, ci fa spostare lo sguardo da noi sugli altri per essere, a nostra volta, “mano” attraverso la quale Dio opera. Giovanni Battista viene presentato in un contesto storico ben preciso, ma in un ambiente apparentemente strano per la predicazione: il deserto. Cosa ci fa un predicatore nel deserto? Non dovrebbe predicare in luoghi più frequentati, uno che desidera farsi ascoltare? Eppure, se ci pensiamo bene, il deserto è proprio un luogo familiare sia per l’uomo che per Dio. Tante volte Dio – dice la Scrittura – ha incontrato l’uomo proprio in quell’aridità, perché sono molti i deserti nei quali spesso ci rifugiamo. Il deserto è assenza, è vuoto, è qualcosa di informe, dove non ci sono strade, eppure Giovanni ci invita a preparare proprio nel deserto una strada per il Signore. Sembra una cosa apparentemente impossibile, faticosa e inutile. Questo è vero se tentiamo di farlo da soli! Ma quello che per noi è assurdo, è sempre possibile per Dio! Serve la nostra collaborazione, ed è a questo punto che incrociamo la strada della salvezza. Ci è chiesto di credere alle imprevedibili azioni di Dio sulla nostra storia personale e sulla storia di tutta l’umanità. È come se Dio aspettasse la nostra disponibilità per poter riempire ogni burrone, abbassare ogni colle e montagna, raddrizzare le vie tortuose e spianare quelle impervie, sanare ogni stortura che allontana la nostra vita dalla bellezza originaria che le ha donato Dio. Egli non ha paura dei deserti che noi non abbiamo il coraggio di mostrare a nessuno, delle nostre imperfezioni, di tutto ciò che di noi cerchiamo di nascondere. Egli conosce già tutto di noi e non se ne scandalizza ma, anzi, decide anche in questo Natale di venire ad abitare proprio lì, e di creare lì la strada da percorrere per la nostra salvezza.