In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Maria ha appena ricevuto l’annuncio del suo misterioso concepimento, ma anche quello altrettanto sorprendente della cugina Elisabetta. Non può attendere e subito parte, dirigendosi verso la regione montuosa di Giuda per raggiungerla. Nell’incontro avviene l’inaspettato: basta appena un saluto e tutto si palesa. Lo Spirito Santo sembra invadere ogni cosa: la casa, i cuori, i grembi. Giovanni sussulta nel grembo di Elisabetta, che a sua volta, nella gioia della visita saluta Maria come «benedetta tu fra le donne», «madre del mio Signore», ma soprattutto come beata per la sua fede.
Se la scena dell’annunciazione può sembrare statica, la scena della visitazione è un prorompere di movimento. Maria, appena saputo del concepimento della cugina, non può attendere, in fretta va verso di lei. C’è qualcosa di completamente inedito che sta avvenendo, sia nella sua vita che in quella di Elisabetta. Maria ha bisogno di dirsi, di raccontarsi, di condividere, ma soprattutto di celebrare il mistero che le abita, e insieme accogliere gli eventi smisurati con cui Dio le sta visitando. Nell’incontro, basta il cenno di un saluto, il varcare il limite della soglia, che già tutto è prodigiosamente detto. Trasparenza di donne permeate dallo Spirito, che nei cuori si travasa e parla, suggerisce, illumina scalda. È una Pentecoste! Ciò che era segreto è rivelato, Giovanni, indica “l’Agnello” senza ancora essere “voce”, annuncia il Verbo senza avere ancora la parola. Tutto è comunione, gioia, festa, esuberanza, canto. Due cuori si sono fatti tempio, cavi, capienza. Dimora dell’Eterno una, sterilità feconda l’altra. È il dono che le abita che sta al centro; Maria ed Elisabetta pur come protagoniste, colme di gratitudine e di stupore, rimandano a un Altro. Maria, infatti, è beata perché ha creduto, lei è la Nuova Madre nella fede, che, come Abramo, sarà capostipite di una stirpe molto numerosa. Sì, Maria corre, va incontro in fretta verso ogni suo figlio e fratello. Con ognuno di noi vorrebbe condividere la sua gioia, la vita divina che l’abita. Apriamo l’uscio dei nostri cuori, della fede che attende e crede alla Parola del Signore, e avverrà anche a noi di vedere e ricevere la sua visita insieme al Figlio che porta.