Giovanni 17,11b-19

Pubblicato giorno 11 maggio 2016 - In home page, Riflessioni al Vangelo

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

A cura di Don Pasquale Somma:

Gesù continua a pregare con lo sguardo al Cielo, ma non dimentica un solo istante i discepoli. La sua gloria, che è il modo con cui il Padre ha cura di Lui, si traduce nella sollecitudine per la custodia dei suoi, lacerati fra le contraddizioni del mondo e le tentazioni del Maligno. Ma questa custodia non potrà mai essere a scapito della Verità, cioè di tutta la Parola del Padre rivelata in Gesù e da Gesù.

Gesù ha una conoscenza chiara del peccato, della sua gravità come della possibilità e del dovere della redenzione. Anche qui le sue certezze devono diventare per noi presa di coscienza. La visione di Gesù si muove fra due poli: il primo riguarda le conseguenze del peccato, il secondo la liberazione da esso. È inevitabile che, poiché il peccato è perdizione, tradimento della bontà della Creazione, chi ne diventa figlio, cioè chi ne condivide la qualità antidivina e se ne fa promotore, precipiti nella perdizione. Ma questo, ben lungi dal condurre al fatalismo, orienta Gesù verso la restaurazione completa di ciò che il peccato compromette. Gesù non è un qualunquista buonista ma un evangelizzatore. Il peccato porta l’uomo fuori da Dio, non solo lontano, perché il suo proposito è di estromettere Dio dal cuore dell’uomo. Non ci sono vie di mezzo nelle intenzioni del Maligno e del mondo che lo sostiene. Tuttavia, è possibile e doveroso fare di tutto per custodire ogni minimo settore di Creazione, ogni singolo uomo, nel raggio di azione del Padre, nel suo nome, al riparo di chi si voglia fare un nome a dispetto di Lui. Detto in altre parole: poiché il peccato è menzogna, deformazione della bontà di Dio nelle sue opere, occorre e soprattutto è possibilissimo che ciascuno si adoperi per consacrare di nuovo nella verità ogni realtà a lui affidata. La consacrazione del mondo non va ridotta a quella rituale, affidata ad alcuni ministri della Chiesa. Consacrare (meglio tradurre: santificare) vuol dire pensare e agire sotto l’influsso dello Spirito Santo, affinché ciascuno, a cominciare da ciò che è piccolo ed appare insignificante, riporti tutto a lode e gloria di Dio, al servizio e alla promozione dell’uomo, fuori da logiche di possesso o di asservimento. La redenzione appartiene alla Chiesa, quindi, a ciascuno.