In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
«La verità vi farà liberi». Questa affermazione di Gesù stupisce e sorprende gli ascoltatori di Gesù, anche coloro che avevano creduto in lui. Come può essere liberato chi è già libero? Possiamo individuare due gruppi di persone che si pongono l’interrogativo: il primo è quello dei suoi ascoltatori e il secondo riguarda ebrei e cristiani dopo il momento della rottura definitiva. I Giudei erano fortemente coscienti e orgogliosi dell’eredità ricevuta dai loro padri, con il dono della Torah, dei profeti, delle alleanze, del culto. Si domandavano quale novità potessero aggiungere l’insegnamento e la persona di Gesù all’eredità ricevuta dalla tradizione.
Gesù intendeva dire che chi commette il peccato è schiavo del peccato. I privilegi del popolo eletto non garantiscono l’impeccabilità. La lealtà, l’onestà e la fedeltà sono frutto dello sforzo umano. Ma la verità è dono di Dio, viene dal di fuori dell’uomo ed è quella che Gesù proclama. La verità totale è quella che il Figlio proclama e che consiste nella relazione armonica con Dio, come l’ha vissuta Abramo. Ma «chiunque commette il peccato è schiavo del peccato». Gesù rivendica il suo diritto, in quanto Figlio, di dimorare sempre nella casa del Padre e, perciò, di conoscere e poter insegnare la libertà dei figli. Gesù vive la verità e, perciò, può indicare la vita della libertà. Non basta essere eredi di Abramo, come non basta essere stati battezzati e appartenere alla Chiesa per essere veramente figli di Dio. Bisogna ascoltare Colui che ci porta la parola del Padre, ascoltare la sua voce e lasciare che la parola di Gesù si radichi in noi e determini tutte le nostre scelte. Perseverando nella parola di Gesù, diventiamo liberi. È lui, il Figlio, che ci fa liberi, se apriamo la nostra vita alla sua parola. Coloro che commettono il peccato sono schiavi del peccato, e la verità che genera la libertà non è in loro. La stessa figliolanza di Abramo viene contestata da Gesù, perché essa non deriva da un fatto fisico-generazionale, ma dall’imitare i comportamenti di Abramo nella fede, nella giustizia e nell’obbedienza assoluta a Dio. Chi è figlio di Abramo dovrebbe somigliare al padre, e non tramare per uccidere Gesù. Se fossero davvero figli di Dio, amerebbero il suo Figlio. Solo chi è da Dio o intende esserlo, ascolta e accetta Gesù. In questo consiste anche il cammino di conversione quaresimale.