Gv 8,21-30

Pubblicato giorno 15 marzo 2016 - In home page, Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

Nella liturgia di oggi c’è un collegamento tra la prima lettura e il Vangelo nel verbo “innalzare”: il serpente di rame fu innalzato sopra un’asta; il Figlio dell’uomo fu innalzato sulla croce. Nei due testi, i segni che Dio pone nella vita del suo popolo sono per procurare la salvezza. Il verbo “innalzare”, nel Vangelo di Giovanni, dà un senso positivo alla crocifissione di Gesù: esaltato sulla croce, Cristo attira a sé gli sguardi degli uomini, per comunicare loro l’amore che lo ha spinto al sacrificio supremo della vita.
La grandezza di Gesù è l’aver amato «fino alla fine» (Gv 13,1), nella duplice dimensione di unione filiale al Padre nell’obbedienza e di dono completo della sua vita per tutti gli uomini. Gesù dice ai farisei: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che “Io sono”» (Gv 8,28), cioè conoscerete che io sono il Figlio di Dio, pieno di amore per il Padre e per gli uomini. Gesù continua a parlare dell’unità del Padre e del Figlio. Il Padre ha inviato il Figlio. Il peccato è un male distruttivo, inguaribile con le sole forze umane. Dio dà un segno, come un tempo agli Ebrei nel deserto: ma al legno è inchiodato il Figlio di Dio, che riconcilia con il Padre. Nella sua passione e sulla croce Gesù sa di compiere la volontà del Padre, perciò è intimamente unito nell’obbedienza a Lui e non sarà mai abbandonato: «Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo». Questa rivelazione dell’intimità con il Padre, nell’obbedienza, convince molti a credere in lui.
In questi giorni di deserto anche noi vogliamo individuare le opere del Padre nella nostra vita, vedere la sua presenza nascosta nelle pieghe della quotidianità. Se sapremo riconoscere in Gesù il vero rivelatore di Dio, con lui faremo esperienza della presenza del Padre.