Dal Vangelo secondo Giovanni:
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. [Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. [Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.]
Rilfessione a cura di Don Pasquale Somma:
C’è una bella notizia che ci introduce in questa liturgia: il profeta Isaìa ci annuncia la salvezza, la pace, la consolazione, che «tutti i confini della terra vedranno» (Is 52,10). Tutti sono chiamati a gioire della nascita di Gesù! Egli è venuto per tutti! Si tratta di riconoscerlo e di accoglierlo, di fidarci di Lui, del suo amore, di stare al suo passo, di entrare in dialogo con Lui. Si è fatto uomo per farsi incontrare; addirittura bambino per scardinare le nostre paure, e uomo crocifisso per abbracciare ogni nostra sofferenza. Quanta luce, in tutto questo, che può vincere le resistenze delle nostre tenebre!
Nella profondissima pagina del prologo del Vangelo di Giovanni, raccogliamo un appassionato desiderio di Dio di comunicare con l’uomo. Egli non ha mai infranto la sua alleanza, ha sempre riconosciuto nell’uomo la creatura «molto buona» (Gen 1,31) uscita dalle sue mani, e intesse continuamente il suo dialogo con la sua creatura fino a donare Gesù, il Figlio, che si fa Parola incarnata per riallacciare quel dialogo ferito dal peccato. A ciascuno di noi è chiesto di entrare in questo dialogo tra Padre e figlio, tra Dio che viene e noi sue creature. E non è più impossibile o irraggiungibile, perché Lui stesso viene a noi, pone la sua tenda in mezzo alle nostre, si fa incontrare, ci viene incontro. L’ha fatto nei suoi anni, camminando per le strade della Galilea e della Giudea, e lo fa ancora, in ogni nostro oggi. L’evangelista Giovanni, proprio in questa pagina che apre il suo Vangelo, si affida a tutti i nostri sensi: l’udito, il tatto, la parola. Dio sceglie la carne per manifestarsi. Lì, nella carne, possiamo incontrarlo, è oggetto di contemplazione, è luogo del mio incontro con Dio. Con “carne” si intende il corpo, lo strumento del mio incontro con gli altri, con la storia, con i luoghi, la fragilità, la malattia, la stessa morte. Non è possibile altra strada: questa ha scelto Dio per il suo Figlio e per ciascuno di noi. Facciamo pace con la nostra storia, con la nostra natura umana, con le nostre infermità, con le nostre ferite. Facciamo pace non per cancellarle da noi, come fossero un incidente di percorso, ma per riconciliarci con esse, e farne davvero luogo di incontro con Gesù. Allora potremmo anche quest’anno vivere il Natale!