Lc 1, 26-38

Pubblicato giorno 5 dicembre 2015 - Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei
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Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Il Vangelo ci presenta un Gesù dinamico e commovente nel suo intento di portare la salvezza a tutti. Egli prova compassione per le folle abbandonate dai loro pastori, ha a cuore tutti gli uomini e tutto l’uomo: non annuncia, infatti, solo alle menti e ai cuori, ma guarisce i corpi, liberando ogni aspetto dell’esistenza umana dai fermenti di male che vorrebbero renderla mediocre. A questo scopo tende tutta la sua missione, e allo stesso fine è volta l’esperienza di ogni discepolo: dire gratuitamente e con la vita l’amore che gratuitamente si è ricevuto.
Lo vediamo percorrere città e villaggi senza tregua, lo vediamo insegnare, consolare, guarire ogni sorta di infermità. C’è una sollecitudine che lo abita, che lo muove a spendersi senza riserve, perché sia manifesto a tutti il desiderio del Padre: liberare l’uomo da ogni miseria. Questa è l’unica preoccupazione di Gesù, l’unico motivo della sua inquietudine: che un uomo possa giungere alla fine della propria esistenza terrena senza aver mai ascoltato e creduto alla voce del Padre che gli dichiara il suo amore. Gesù non può tollerare che la tua vita inaridisca, che il tuo desiderio di essere amato rimanga insoddisfatto; non può arrendersi mentre ti vede accontentarti di riempimenti momentanei e menzogneri, che non fanno altro che accrescere la tua sete. Egli è inquieto, non può darsi pace, perché sa che non vi sarà pace in te finché il tuo cuore non imparerà a riposare nel suo. È necessario che la sua compassione ti raggiunga, che la sua passione ti convinca della bellezza della tua vita, una vita già amata e benedetta, destinata a cose grandi, alla più grande: l’annuncio dell’amore del Padre che salva e riscatta ogni miseria. Gesù desidera per te la stessa missione che ha riservato per sé: salvare il mondo, direbbe Sartre, dalla “nausea” del vivere, dalla mediocrità di un’esistenza stanca di andare errando senza un obiettivo, privata dell’oggetto del suo desiderio.