Lc 1, 39-45

Pubblicato giorno 18 dicembre 2015 - In home page, Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»
.

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

Ci sentiamo subito interdetti per l’incoerenza di Giuseppe. Se è giusto secondo la legge dovrebbe denunciare Maria e lapidarla! Il fatto che sia tormentato tanto da disobbedire alla dura prescrizione, ci dice che il geme della “nuova giustizia” lo abitava già. Questo è il primo bel messaggio di oggi: lasciarci interpellare dalle nostre incertezze, non lasciarci pilotare come bendati da ciò che appare scontato. Giuseppe ce lo insegna con una scelta profondissima. E qui raccogliamo un altro bellissimo insegnamento: nella disobbedienza alla legge egli fa sua la volontà di Dio. Risponde in modo adulto a questa provocazione di quel Dio cui è sempre stato fedele. Il disegno del Signore diventa il disegno di Giuseppe. Non compie un atto, ma agisce con coscienza, sa cosa deve fare. Quante volte facciamo la volontà di Dio, senza che questa diventi la nostra volontà. E poi un’altra parola di grande tenerezza: puntualmente, nella crisi dell’uomo, e qui in Giuseppe, Dio si fa presente. Si prende cura del travaglio, della lotta di questo uomo cui sta chiedendo di entrare per quella porta stretta che è la novità assoluta della paternità divina. Quanta premura nel mandare un angelo in sogno per dare luce alla lotta di Giuseppe. E quanti angeli vengono puntualmente mandati nelle nostre fatiche per darci conforto, suggerimento, o anche solo per rafforzarci nella fiducia. Spesso anche noi dormiamo: incapaci di affrontare la realtà, preferiamo allontanarla. Anche i tre discepoli nel Getsemani saranno presi da questo sonno! Eppure Dio non si scandalizza, né si indigna di fronte alla nostra debolezza! Egli prende anche questa umana fragilità e ci entra dentro, chiamandoci da lì, da queste nostre paure, a farci suoi collaboratori.