Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Il brano del Vangelo ci consegna una delicata perla di femminile umanità: una donna, Maria, che si “scomoda” per andare a trovare un’anziana parente, Elisabetta. Entrambe portano in grembo l’adempimento di una Parola di Dio che le ha raggiunte nelle loro diverse condizioni esistenziali. Una, giovane e vergine, l’altra, anziana e sterile. Vite che sono state fecondate dallo Spirito Santo. Nel suo saluto, Elisabetta esprime sorpresa per la visita inaspettata ma gradita di Maria, che desidera condividere la sua gioia per la vita che nasce.
La ragazza di Nazaret ha accolto con fiducia la Parola di Dio che è entrata nel suo cuore e l’ha resa feconda, facendola diventare madre: Gesù, la Parola eterna del Padre, si fa carne nel suo grembo. Lei sperimenta tutta la felicità, la gioia della beatitudine promessa a coloro che accolgono nella propria vita la Parola. Questa gioia la rende intrepida, tanto che si reca in fretta a trovare la cugina Elisabetta. Dio ha scelto la carne per manifestarsi e Maria è la prima manifestazione, il primo tabernacolo di Gesù. Nella sua trasparenza si vede l’opera di Dio in lei. La reazione di Elisabetta al saluto di Maria è, ancora una volta, “gioia”. La gioia è trasmessa da Maria a Elisabetta. Ci chiede Papa Francesco: «Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia? Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua» (Evangelii Gaudium, 7). Non perdiamo le occasioni per gioire, per essere felici. Non facciamoci rubare la gioia della fede nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto, di credere che lo Spirito Santo ci rende capaci di riconoscere l’opera di Dio, anche quando questa non è immediatamente visibile o comprensibile. Elisabetta si è lasciata illuminare dallo Spirito Santo e riconosce un diverso movimento del bambino dentro di lei. Anche Giovanni Battista sussulta di gioia nel grembo di sua madre. La buona notizia è che sei felice quando ti accorgi della sua presenza. Quando siamo alla presenza del Signore, è lo Spirito Santo che ci fa sussultare; in questo dono sono coinvolte tutte le dimensioni umane: l’intelligenza, l’affettività, i sensi, il corpo… tutto “sussulta di gioia”. E la gioia è anche frutto dello Spirito Santo.