Dal Vangelo secondo Luca
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
“Dal brano evangelico di oggi cogliamo il volto di un Gesù “insolito”. Chi di voi si fosse fatta un’idea proiettata dalle tante immaginette che circolano in giro rischia di rimanere spiazzato e deluso. Gesù è venuto ad avviare una vera rivoluzione della quale avverte la necessità e l’efficacia. E non ha difficoltà a manifestarlo chiaramente. Sentendo ormai vicina la Pasqua, egli sprigiona dal profondo del suo cuore, e lo rivela, il motivo della sua venuta nel mondo e il senso profondo della sua missione. Quello che Gesù è venuto a portare sulla terra non è il fuoco della giustizia e del giudizio; ha detto chiaramente, infatti, di non essere venuto a giudicare il mondo ma a salvarlo. Quello di Gesù è un fuoco di amore, che brucia e non consuma, che incendia e non distrugge, che illumina e non acceca; che ha bisogno di passare per la morte, perché in quello stesso istante possa trasformarsi in dono di vita. È un fuoco che ben presto, se accolto, diventa un guadagno per tutti. Gli unici a rimetterci sono le tenebre e il gelo del peccato. Inviando i suoi primi compagni ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini del mondo allora conosciuto, sant’Ignazio, fondatore dei Gesuiti, il giorno della loro partenza fece questa consegna: «Andate, e incendiate il mondo». Del film il "gladiatore" mi ha sempre colpito la scena del protagonista che parla al suo esercito con questa espressione: al mio segnale scatenate l'inferno. Lì è una guerra ma per me è un accostamento ad Hoc per questo passo del Vangelo. In un periodo non facile per la Chiesa e per il mondo, Paolo VI ha intuito che la migliore risposta alle aspirazioni di un mondo stanco di violenza, di guerre e di terrorismo fosse quella di adoperarsi tutti per costruire «la civiltà dell’amore». Un’espressione che affonda le radici proprio in quel fuoco che Gesù dice di essere venuto a portare sulla terra e che anche oggi Papa Francesco ha fatto suo, rilanciandolo quale stimolo per i cristiani ad accogliere il fuoco portato da Gesù con l’impegno di diffonderlo in ogni angolo della terra. E tra le immagini che mi porto dalla mia adolescenza ricordo un quadro nelle scale del seminario dove c'era scritto: "Il giorno in cui tu non brucerai più d’amore molti altri moriranno di freddo". Non sono parole che possono lasciare indifferenti!"