Dal Vangelo secondo Luca
‡ In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace.
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Le grandi folle che seguono il Signore credono che non sia difficile mettersi alla sequela del Maestro. Animate da un facile entusiasmo del momento tutto sembra loro semplice e naturale. Per disingannarle, Gesù mostra la dura esigenza imposta a chi vuole seguirlo: «Chiunque di voi non rinuncerà a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). Al tempo di Gesù si aspettava un liberatore politico, che avrebbe dovuto combattere contro i Romani e liberare la Palestina dal loro giogo. Ma Gesù è re dei cuori; viene per liberare gli uomini dal peccato, che è la radice e la causa di ogni schiavitù. L’uomo che vuole seguire Gesù deve staccarsi proprio da ciò a cui è più attaccato, strappare anche i legami della famiglia: padre e madre, moglie e figlio, fratello e sorella. I legami di sangue fanno parte della natura dell’uomo e sono rafforzati dal vivere insieme per lungo tempo. Mia sorella racconta della sua scelta radicale alla vita consacrata proprio alla luce di questo passo del Vangelo che la tormentó e la entusiasmo da una certezza: Dio è più importante. Ogni diritto umano deve cedere dinanzi a Dio. Egli può legare a sé cosi fortemente un uomo che tutti gli altri legami possono essere sciolti. Ecco allora anche il senso del nostro celibato. La rinuncia è per un bene più grande. Secondo la Bibbia il nostro Dio è un Dio geloso. Bisogna amare Lui solo, esclusivamente e totalmente, affinché Egli, da parte sua, possa riempire della pienezza del suo amore coloro che la sua grazia ha scelti. C’è di più. Bisogna lasciare se stessi e bisogna rinunciare definitivamente alla propria umanità in ciò che ha di più puramente naturale, con i suoi desideri che ci allontanano dal Signore, il suo impulso a farsi valere e la sua sete naturale di vivere. La farfalla deve uscire fuori dalla crisalide. (Dal circo della farfalla). L’uomo deve fare la scelta e decidersi: “Chi non prende la sua croce, non può essere mio discepolo”. Nel dono totale di se stesso al Signore non c’è posto per nessun ragionevole compromesso, non c’è posto per altri, anche se questo potrebbe far comodo: Dio pretende l’esclusiva e l’amore che si porta a Lui deve ignorare tutto il resto. Nel nostro vocabolario croce significa sofferenza, tribolazione. Ed è vero, ma in bocca a Gesù croce significa soprattutto capacità di donarsi agli altri, fino a dare, se è necessario, la propria vita, imitando pienamente il Signore. Lo avevano capito i martiri che andavano incontro alla morte cantando e lodando il Signore. Lo abbiamo visto testimoniato da don Michele che nel letto in ospedale celebrando la messa piangeva non perché era sofferente per il cancro ma per il grande dono del sacerdozio che aveva ricevuto.
«O Gesù, mi presenti un calice così amaro che la mia debole natura si ritrae spaventata. Ma non voglio ritirare le labbra da questo calice preparato dalla tua mano. Per essere tua sposa, Signore, bisogna somigliare a Te e Tu sei tutto sanguinante, coronato di spine!» (santa Teresa di Gesù Bambino). A te caro don Michele che dal paradiso ora intercedi per noi.