Lc 21, 12-19

Pubblicato giorno 25 novembre 2015 - Riflessioni al Vangelo, Senza categoria

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»
.

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
La storia della Chiesa è anche la storia delle persecuzioni dei cristiani, molti dei quali sono stati uccisi perché amavano il Signore e non volevano tradirlo. Non a caso il giorno dopo Natale facciamo memoria di Santo Stefano primo martire, che si è conformato a Cristo fino all’effusione del sangue. I primi tre secoli del cristianesimo hanno visto la persecuzione continua dei cristiani non perché avessero fatto qualcosa di penalmente rilevante, ma soltanto perché battezzati. Secondo una attendibile statistica, il secolo XX, e purtroppo anche l’inizio del XXI, ha conosciuto più martiri della fede dei primi tre secoli del cristianesimo. La venuta della fine è certa: incerto è il tempo in cui essa verrà. La fede dà la certezza del fatto, ma chi vuol dare la certezza sul tempo preciso, non parla per fede. Il cristiano avanza in mezzo a difficoltà, angustie e lotte, impressionato certamente ma non inquieto. Non è sorpreso, perché Dio glielo ha predetto. Ma non è nemmeno sopraffatto, perché è forte della parola di Gesù. Chi promette una falsa pace è un profeta bugiardo e inganna gli uomini. Ma chi annuncia queste difficoltà e turbamenti, come segni della prossima fine, è anch’egli un profeta bugiardo. Perché l’uomo non può sapere quando viene la fine. Con la parola del Cristo noi abbiamo la certezza del fatto, ma non del “quando”: della venuta, ma non del tempo della venuta. Chi perciò crede, crede alla fine, ma non crede alle date che vengono prospettate sulla fine del mondo.
Leggiamo la Parola di Dio stando con i pedi per terra. Ascoltiamo le parole del Vangelo alla luce non tanto della violenza delle guerre e tel fenomeno del terrorismo ma scrutando le cause che generano tutto questo. Potere denaro dominio…l’individualismo genera l’indifferenza. Dal l’indifferenza vengono tutti i mali.

Messaggio da Radio Vaticana:
IL PAPA IN KENYA. Giustizia, unità nazionale, lotta alla corruzione, rispetto per l’ambiente, dialogo tra le religioni. Sono le parole che più spesso ricorrono a proposito dell’ormai imminente visita del Papa in Kenya. Francesco arriverà a Nairobi domani sera per ripartire venerdì pomeriggio alla volta dell’Uganda. “Siate forti nella fede, non abbiate paura” è l’incoraggiamento che il Papa rivolgerà alla Chiesa che vive in Kenya. Il servizio di Adriana Masotti:

Sarà la prima volta di Papa Francesco in Africa e il suo primo impatto con un continente che gli sta particolarmente a cuore sarà il Kenya. Il Papa l’aveva annunciato da subito: ”Le mie priorità sono l’Africa e l’Asia”. E alla vigilia del suo arrivo Francesco dice con chiarezza al popolo che lo attende con grande entusiasmo quale vuol essere il significato della sua visita: “Io vengo per proclamare l’amore di Gesù Cristo e il Suo messaggio di riconciliazione, perdono e pace”, in un tempo difficile, segnato da tensioni e divisioni “in cui i fedeli di tutte le religioni e le persone di buona volontà sono chiamate a promuovere la comprensione e il rispetto reciproci”. Papa Francesco arriva nel Paese e ha promesso di portare un messaggio di speranza per tutti: scrive il quotidiano “Daily Nation” . Ed è questo ciò che i vescovi locali avevano auspicato in più occasioni.

“Il Papa dei poveri”
“La visita del Papa, hanno scritto, aiuterà a rafforzare la coesione nazionale minacciata dal terrorismo, dalla corruzione”, da politiche che non guardano al bene di tutto il popolo. “Continuiamo a invitare i Keniani a cercare la pace e la tolleranza”, scrivono a poche ore dall’arrivo del Papa. Francesco è un papa molto amato in Kenya. La gente lo chiama “il Papa dei poveri” e apprezza il suo stile di vita. Un sondaggio recente dice che Francesco è ammirato dai cattolici e dai non cattolici grazie al suo ottimismo, all’umiltà e alla sua volontà di non escludere nessuno. Il sondaggio rivela che i keniani vorrebbero sentirgli parlare di coesistenza pacifica, di buon governo e di diritti umani, di giustizia sociale e contro la corruzione vera piaga del Paese. Tanto che proprio sui quotidiani di oggi si dà conto delle nuove forti misure che il governo ha appena varato per contrastarla. Il presidente, Uhuru Keniatta, ha annunciato che le aziende che vorranno fare affari con lo Stato dovranno sottoscrivere un codice di comportamento etico e che le banche coinvolte nel riciclaggio di denaro saranno chiuse.

Nello slum di Kangemi
“Karibu Kenya” ,” Benvenuto in Kenya” si legge su qualche cartellone con la foto del Papa, esposto in città. Sette i discorsi che il Papa pronuncerà in un giorno e mezzo di permanenza, in inglese, spagnolo e italiano. I momenti centrali della visita saranno: giovedì l’incontro con i rappresentanti delle chiese cristiane e i leader delle altre religioni, la messa per tutti i fedeli al Campus dell’Università a cui seguirà l’incontro con il clero e con le religiose e i religiosi e la visita al quartier generale delle Nazioni Unite. Venerdì, invece, il momento dedicato ai giovani, “la nostra più promettente speranza per un futuro di solidarietà, pace e progresso”, li ha definiti, ma prima il Papa incontrerà chi fa più fatica a vivere. I poveri residenti a Kangemi, uno degli slum di Nairobi. Benché il Paese sia in forte espansione, ancora solo il 30% della popolazione ha accesso ai servizi sociali e il 62% all’acqua potabile.

Aspettando in preghiera
Forte l’apparato di sicurezza predisposto per questi giorni: troppo viva ancora la ferita provocata dalla strage di studenti cristiani avvenuta nell’aprile scorso all’Università di Garissa con 150 morti ad opera degli estremisti islamici al-Shabab e l’attacco ad un centro commerciale nel settembre 2013. Migliaia di persone si stanno mettendo in viaggio verso Nairobi da tutte le diocesi del Paese, mentre i cattolici della capitale stasera si ritrovano nello rispettive parrocchie per una preghiera speciale in preparazione alla visita del Papa.

(Da Radio Vaticana)