L’importanza del Tempo

Pubblicato giorno 30 dicembre 2015 - In home page, Riflessioni al Vangelo

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

Possiamo definire il Vangelo di quest’oggi un elogio alla normalità. Troppo spesso viviamo di eventi, di cose eccezionali e la normalità non la giudichiamo altro che una pausa tra due avvenimenti straordinari. Sembra quasi che nella normalità nulla possa accadere di importante, nulla che meriti la nostra attenzione. La scena raccontata oggi dall’evangelista Luca ci invita a non sottovalutare il nostro quotidiano, a non guardarlo “con sufficienza”, ma a saper riconoscere in esso il passaggio di Dio. Il quotidiano è la via ordinaria di manifestazione e presenza di Dio. Gesù, ci dice il Vangelo, vive i primi trent’anni della sua vita nel quotidiano, sottomesso a Maria e Giuseppe, e lì cresce. L’intervento di Dio, molto spesso, è privo di rumori; Dio lavora piano piano, nel silenzio. Alcune volte aspetta i nostri tempi, altre ci chiede di accelerare, senza stare lì a voler comprendere nei minimi dettagli la sua opera, ma ci chiede sempre di fidarci e di vivere nella certezza che, in tutti gli eventi che compongono la nostra storia, Lui non ci abbandona ma ci invita continuamente a superarci, a crescere. Vivere, però, non sopravvivere. Non lasciando che il tempo scorra in maniera passiva e che la vita ci scivoli tra le mani, ma scegliendo ogni giorno di “darle un senso”. Il tempo di Dio non è né un tempo passato, né un tempo futuro, ma un tempo presente, ed è vivendo con gioia la quotidianità che ci viene donata che possiamo riconoscere Dio che opera nella storia. Le cose da fare potranno anche essere sempre le stesse, ma sono il cuore e lo spirito che ci faranno vivere in maniera diversa le situazioni. Quanta libertà in un cuore che gioisce del presente e lo vive in pienezza, senza ribellarsi, senza arrabbiarsi, ma felice di ricevere ogni cosa dalle mani buone di Dio!