Matteo 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
A cura di Don Pasquale Somma:
Essere o apparire!!!
Nella Didaché si legge che l’uomo ha davanti a sé due vie: quella della vita e quella della morte. La prima è quella dell’amore di Dio e del prossimo; la seconda, “piena di maledizione”, elenca peccati molto gravi e non tralascia i seguenti: «ipocrisia, doppiezza di cuore, inganno, superbia, malvagità, presunzione, cupidigia, turpiloquio, invidia, sfrontatezza, vanagloria, ostentazione» (cfr. I,V). Gesù colpisce quelle persone che si credono “a posto” davanti a Dio, solo per aver fatto qualche pratica religiosa. Svela l’opposizione tra la vera giustizia e quella falsa. Per dare il massimo di unità al proprio vissuto, è vitale quindi passare dalla questione della verità alla autenticità del vissuto. Nel momento in cui conosciamo la verità su ciò che è bene o male, siamo moralmente tenuti a dare alla vita il giusto orientamento. Dietro un’opera buona, si può sempre nascondere il tarlo dell’ambizione umana. Quanti secondi fini, del resto spesso palesi, sono in certe persone presenti a particolari funzioni religiose!
Tutta la perìcope evangelica potrebbe essere un’appendice della Beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». Scrive Settimio Cipriani: «La purezza di cuore è la sincerità dello spirito, la volontà di seguire solo e sempre i precetti del Signore, di fare la sua parola, al di là dalla mera esecuzione delle prescrizioni ritualistiche: in questo modo è certo che il cuore dell’uomo s’incontra con Dio, combacia con la sua volontà, lo abbraccia, lo afferra, non solo lo “vede”, ma diremmo che lo “visualizza” nelle sue azioni anche esterne».
Davanti a Dio non abbiamo bisogno di essere di maniera, diversi da quello che siamo. Possiamo essere noi stessi con tutti i nostri limiti, senza paura di apparire sgraditi ai suoi occhi. Lasciamo che questa Parola ci interroghi sul serio, facciamo il punto della situazione sulla nostra generosità, sulla preghiera personale, sul digiuno che è la rinuncia al superfluo e cambiamo dove c’è da cambiare…