Mc 2, 18-22

Pubblicato giorno 18 gennaio 2016 - In home page, Riflessioni al Vangelo

18In quel tempo i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

Nel Vangelo di Marco troviamo cinque conflitti di scribi e farisei con Gesù. Il primo è sul perdono dei peccati al paralitico; il secondo sulla condivisione della mensa con pubblicani e peccatori; il terzo sul digiuno (è il testo del Vangelo odierno); il quarto e il quinto sull’osservanza dello shabbat (sabato). Con la dichiarazione «Vino nuovo in otri nuovi» (Mc 2,22) Gesù chiarisce e supera tutti i cinque conflitti.
Il digiuno è uno dei tre pilastri della pietà religiosa giudaica, insieme a preghiera ed elemosina. Gesù stesso ha digiunato, e a lungo, almeno una volta. Ma Lui lascia liberi i suoi discepoli. Perché quando lo sposo è alle nozze, i suoi amici non possono digiunare. Gesù si presenta dunque come Sposo e amici sono i suoi discepoli. Gesù annuncia e testimonia il Vangelo della libertà e della responsabilità personale, superando le soffocanti catene del precettismo farisaico. Al tempo di Gesù il digiuno era obbligatorio un giorno alla settimana, mentre i farisei digiunavano per due giorni pensando di conquistare il cielo e piegare la volontà di Dio ai loro interessi; poi godevano nel mostrare pubblicamente i “segni” del loro digiuno, per essere ammirati dalla gente. Gesù non abolisce il digiuno, infatti, dice: «in quel giorno digiuneranno», ma non lo intende più come sacrificio nell’attesa del Messia. Per Gesù il digiuno è educazione allo spirito di sacrificio, autocontrollo, dominio di sé, limitazione di tutto ciò che materialmente tendiamo a permetterci. È, dunque, una ginnastica dell’io perché ciascuno riprenda in mano le redini della propria vita, e vi dia una direzione di senso e pienezza di significato. L’attesa del Messia è finita: è il momento di vivere con gioia la festa di nozze. Egli è lo Sposo, i discepoli i suoi amici, ed è festa perché sono insieme! Anche noi quando viviamo in amicizia con il Signore abbiamo il cuore in festa, e nella comunione della comunità celebriamo la gioia sponsale. La vita è una festa di nozze, ma noi, cercando di rattoppare il vestito vecchio del nostro cuore, la trasformiamo in un triste, luttuoso lamento. Occorre allora cambiare abito, modo d’essere e di vivere. Il Vangelo, vino nuovo, chiede di vivere negli otri di uomini nuovi, in una Chiesa “nuova” che si lascia fermentare dalla gioia e dall’amicizia, per essere fermento di Vangelo nella storia. Perché noi cristiani abbiamo la vocazione alla gioia! E il vino nuovo è l’amore fraterno. Null’altro!