Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Riflessione a cura di Don Pasquale Sonma:
«Molta folla… grande folla» segue Gesù. C’è il rischio di schiacciarlo. I più deboli però desiderano soltanto toccarlo, stabilire un contatto con Lui. Dal tentativo di metterlo a morte, al mondo intero che cerca Gesù, fonte di vita e di liberazione. Nasce la Chiesa dei popoli! E Gesù preferisce la vicinanza dei suoi discepoli e sceglie come “luogo” una piccola barca, per iniziare dal poco, dal quasi niente, da un piccolo gruppo. «Gesù con i suoi discepoli si ritirò presso il mare»: il ritrarsi in solitudine non è scelta di solitarietà, ma bisogno di solidarietà. C’è una Chiesa da costituire, discepoli da educare, evangelizzatori da formare. Gesù non è più solo, è come il seme che se muore porta frutto. Ormai “si ritira”, ma per stare con i discepoli. Vuole che alcuni apprendano a vivere come Lui, a stare dalla parte della gente e degli ultimi. Come dalla Croce nasce la Chiesa, così dalla decisione di ucciderlo nasce la comunità dei Dodici. Il libro degli Atti degli Apostoli racconta che qualcosa di nuovo accade quando la Chiesa viene perseguitata. E i frutti nascono proprio dai fallimenti e dai momenti di crisi. Così è nella nostra vita! E il Vangelo si diffonde per irradiazione fascinosa. Non per le strategie teologiche e organizzative, ma per contatto, per l’attenzione ai più deboli, per attrazione (Gv 12,32). Folle che schiacciano, malati che toccano: spesso noi tendiamo a schiacciare gli altri, soprattutto i più deboli, gli emarginati, quelli che agli occhi dei potenti non contano. Ma così schiacciamo Gesù! Quando si ama qualcuno si sente il bisogno di toccarlo. Come fa Lui con il lebbroso, con l’uomo dalla mano inaridita, con la suocera di Pietro, con la figlia di Giairo; come fa l’emorroissa con Lui; come è chiamata a fare la Chiesa: toccare senza schiacciare, cercando la solitudine dell’incontro nella solidarietà. Senza mai cavalcare l’onda del clamore, del successo, del potere, e mai dribblando il fragile sentiero del legno: quello della piccola barca, quello della Croce.