Mc 4, 35-41

Pubblicato giorno 30 gennaio 2016 - In home page, Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Marco

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»
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Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

È sera, la sera di una lunga e impegnativa giornata per Gesù che, salito su una barca, ha insegnato “molte cose” in parabole alle folle, le ha spiegate ai suoi discepoli e ora, chiede un’ulteriore fatica, chiede di partire per recarsi “sull’altra riva”, la riva dei pagani, come si vedrà nel capitolo successivo del vangelo di Marco. Normalmente è Gesù che prende i discepoli con sé; qui si limita a dare un ordine: “Passiamo all’altra riva”; poi, improvvisamente, diventa passivo. È notte; c’è una tempesta, la barca è piena di acqua, sta per affondare, e Gesù, che ha ordinato la traversata, nel momento del pericolo non fa nulla, dorme! È la situazione della chiesa, di ciascuno di noi che si trova in mezzo al mare, che per la mentalità ebraica è l’abitazione del nemico, del male. È la dolorosa esperienza del silenzio di Dio. Il sonno di Gesù è figura della sua morte che sarà bufera, scandalo per la fede dei discepoli.
I discepoli svegliano Gesù, lo rimproverano con durezza: “Non te ne importa niente che noi moriamo?”. Ma il Signore è con loro, è nella barca, anche nella notte, anche in mezzo alla bufera. Potremmo dire che non stanno con lui, ma lui sta con loro; Gesù dorme, si fida del Padre, ha fede, mentre i discepoli hanno paura. Gesù, risvegliato brutalmente dai suoi (cf. Sal 43,24; anche Sal 27,1 e Sal 82,2), si manifesta Signore del mare, degli elementi avversi; minaccia il mare come Dio aveva minacciato il mar Rosso (cf. Sal 105,9; anche Sal 88,10, ecc.). Il vento si placa e ritorna la calma. A questo punto Gesù rimprovera i discepoli per la loro mancanza di fede; la paura è il contrario della fede. Nella vita, nella sequela del Signore, si va a fondo, si attraversa la tempesta, si resta a volte al cuore della bufera per lungo tempo, ma ci è chiesto di fidarci, di abbandonarci come un bambino in braccio a sua madre (cf. Sal 130,2), di continuare a credere. Siamo sulla stessa barca in cui vi è Gesù, il maestro che ci insegna a vivere e a morire, che è Signore dei flutti e della tempesta.
Scrive Agostino: “Il cuore di ogni credente è una barca che naviga sul mare; non può affondare se nell’animo vi sono buoni pensieri. Quando la tua anima è turbata, sveglia Cristo, lascia che ti parli. Imita i venti e il mare: obbedisci al Creatore. Il mare ascolta l’ordine di Cristo, e tu rimarrai sordo? Il mare obbedisce, il vento si placa, e tu continuerai a soffiare? Quando il vostro cuore è turbato, non lasciatevi sommergere dalle onde. Non disperiamo anche al cuore della tempesta. Svegliamo Cristo per proseguire la nostra traversata” (Discorso 63).