Mt 1, 1-17

Pubblicato giorno 14 dicembre 2015 - In home page, Riflessioni al Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici
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Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Spesso si legge che, alle domande che gli vengono rivolte, Gesù risponde con un’altra domanda, permettendo così di svelare a cosa mirano i farisei. La domanda, infatti, consente a loro stessi di prendere coscienza di ciò che li abita e dà loro la possibilità di scegliere: accogliere o rifiutare ciò che il Signore ci viene a dire e a svelare. È la libertà dell’uomo che ancora una volta entra in gioco, che ancora una volta ha la possibilità di fare o non fare Natale. Attendere Gesù è attendere questo tipo di verità, perché quando interviene, Gesù rivela ciò che c’è nel cuore e ci invita a fare verità stimolandoci alla conversione. Ciò che impedisce di credere e riconoscere Gesù che viene è la paura, ciò che vivono i personaggi del Vangelo. Hanno paura di essere scavalcati da Gesù, di dover lasciare la posizione che con tanta fatica hanno guadagnato e che ora gli permette di “vivere di rendita”. Hanno paura di lui perché li chiama a porsi delle domande, a muoversi dalla rigidità nella quale si sono rifugiati e dalla folla, perché mette in discussione la loro “rispettabilità”. Non riconoscono il bene che Gesù sta facendo anche nelle loro vite, perché sono bloccati da ciò che devono lasciare. La saggezza popolare dei proverbi ci insegna che non si può tenere il piede in due scarpe. Per trovare Gesù devono lasciare le loro convinzioni, non perché Gesù escluda la Legge dal suo annuncio, ma perché la trasfigura, le dona una luce diversa da quella che è l’applicazione formale di un codice legislativo. Hanno davanti l’opera di Dio ma nella tortuosità dei loro ragionamenti non la sanno riconoscere, perché la paura del nuovo li frena, perché troppo impegnati a calcolare cosa potrebbero perdere. In questo modo non riconoscono ciò che con semplicità gli viene donato, perché di Gesù è la semplicità e loro l’hanno persa di vista. Proviamo a domandarci quante volte anche noi perdiamo la semplicità della relazione perché abbiamo paura che la persona che ci parla voglia tenderci una trappola, e siamo già pronti a difenderci senza prestare molto ascolto a quello che ci viene detto. Gesù, oggi, con questa Parola, viene e ci invita a scrollarci di dosso la paura che non ci permette di riconoscere il bene che può nascere in noi dalle relazioni con gli altri.