Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Non sempre i bambini accolgono con gioia e disponibilità quello che gli viene proposto! Gesù usa questo paragone semplice ed evidente per rimproverare gli uomini del suo tempo: essi sono un po’ come dei bambini capricciosi, che, alle proposte dei loro compagni, sanno solo lamentarsi, sempre insoddisfatti di tutto. Come ce li sentiamo terribilmente vicini questi bambini, sempre scontenti di tutto quello che gli succede! E Gesù, molto duro, sembra quasi dire, a loro come a noi: non solo non sapete cosa volete, ma neanche di cosa avete bisogno! Perché noi crediamo di sapere cosa manca alla nostra pace, ma in realtà, chiudendoci a ciò che non corrisponde alle nostre aspettative, impediamo a Dio di entrare nella nostra vita e, in una continua lamentela, ci rendiamo la vita impossibile, lasciandoci prendere da questo capriccio accidioso che fa diventare tutto pesante e ci toglie la pace e la felicità. Ma, alla fine: sappiamo veramente ciò che desideriamo? «È Dio che desiderate quando nulla vi soddisfa», diceva san Giovanni Paolo II ai giovani durante la GMG del 2000. Quel Dio che però non si lascia chiudere nei nostri schemi, che è sempre più grande di ogni nostra prospettiva, più imprevedibile di ogni nostra aspettativa, quel Dio che nella sua grandezza decide di farsi piccolo per portarci quella pace che tanto desideriamo e che tanto ci manca. Oggi la liturgia ci chiede questo: aprire gli occhi sulla nostra vita accogliendo con disponibilità quanto essa stessa ci offre, senza contrastarla a priori, ma cercandovi dentro i segni della benevolenza di Dio. Perché l’opera di Dio si compie comunque: Natale arriverà. Saremo capaci di riconoscere, nella semplicità di un bambino, il grande dono che Dio ha già deciso di farci?