Quando il “nascere”mette in crisi

Pubblicato giorno 28 dicembre 2015 - In home page, Riflessioni al Vangelo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:
Ogni “nascere” mette in crisi. È il cambiamento che ci viene incontro per farci arrivare a una vita piena. Gli avvenimenti imprevisti, incomprensibili, hanno la forza di far emergere i sentimenti che abitano il nostro cuore, anche se a volte non sono così edificanti. Sono, quelli, eventi che spesso mettiamo a tacere, che combattiamo perché non corrispondono ai nostri desideri, che ci mettono in crisi e che non sappiamo cogliere come occasione per cambiare. La nascita del Bambino fa emergere ciò che c’è nel cuore dell’uomo. Giuseppe ha la capacità di essere pronto a muoversi; compie la volontà di Dio senza cadere nell’affanno: non si agita per gli imprevisti. Anche se non comprende il disegno di Dio nel dettaglio, si fida del suo messaggero che gli parla in sogno, nella notte, quando tutto è ancora celato nel buio, quando le forze vengono meno per le fatiche del giorno, Giuseppe accoglie, senza titubanza, un comando di Dio. Quasi a fare da contraltare, dietro le quinte, c’è un altro uomo che mette in atto non il piano di Dio, ma i suoi “piani”: Erode, ostinato nel suo proposito di uccidere, è mosso dalla paura e dall’egoismo, difende se stesso e i suoi diritti: non sono queste le condizioni per compiere la volontà di Dio; diversamente da Giuseppe, che difende la vita innocente, egli provoca la morte di tanti innocenti. Da una parte, c’è Giuseppe con il suo completo affidarsi a Dio, dall’altra, Erode che, con la sua furia cieca, l’ira che avvampa all’improvviso, non accetta che questo Bambino sia ormai nato e uccide. Quante volte ci scagliamo contro qualcosa che in realtà non è pericoloso?