La Sacra rappresentazione di quest’anno ha bisogno solo di due parole per essere descritta :”prendersi cura”.Quest’anno noi giovani(in particolare Massimiliano Caiazzo e Paola Izzo) ci siamo presi cura di una tradizione,(amata e sentita dalla parrocchia)nata ben sedici anni fa da Osvaldo Ruocco,la quale è stata arricchita di nuove idee,ma in particolare dalla volontà di far sentire la nostra voce, di far sentire il nostro battito,la nostra presenza.
Si,proprio noi giovani, molto spesso definiti “nullafacenti” e accusati di “essere lontani”dalla Chiesa, dalla Parola,ci siamo immersi nella Parola Viva del Vangelo,la passione di Cristo.
In questo periodo quaresimale,siamo stati accompagnati dai grandi personaggi evangelici che hanno condiviso con Gesù quegli ultimi istanti di vita;i quali ci hanno aiutati a conoscere un pó di più noi stessi,le nostre fragilità,le nostre paure ,in modo da essere fieri delle nostre ferite.
Ogni prova è stata un momento di condivisione:risate,battute non riuscite e ad altre che hanno fatto emozionare;ci hanno sempre di più legati fino a diventare un GRUPPO che continua ad essere tale anche se questa avventura è finita!
E come il samaritano della parabola (attualizzata nella Rappresentazione) ci siamo presi cura di Adrian,un ragazzo rumeno,che è stato il vero protagonista di quest’anno;il quale seduto in mezzo a noi ,sulle scale dell’altare,era felice di aver trovato qualcuno che è sempre pronto a tendergli la mano.Questo deve far riflettere: la fede e la misericordia non sono abiti eleganti da indossare solo a Messa oppure essere “indifferentemente attenti” verso quelli che hanno bisogno d’aiuto.
La fede e la misericordia devono essere e sono la nostra” pelle “!!! Non dobbiamo avere paura di accogliere coloro che sono lontani,coloro che ci hanno ferito,ma dobbiamo essere “diversi”,andare controccorente,tendedogli la mano! Solo prendendoci cura degli altri possiamo scoprire la meraviglia di noi stessi con il “nonostante tutto”!
Raffaela Zeffiro