Vieni,nasci ancora!

Pubblicato giorno 24 dicembre 2015 - In home page, Riflessioni al Vangelo

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Riflessione a cura di Don Pasquale Somma:

Quest’ultima liturgia della Parola prima di Natale ci fa ascoltare il Cantico di Zaccarìa, con cui la Chiesa, nella preghiera delle Lodi, inizia ogni nuovo giorno. Zaccarìa canta ciò a cui all’inizio non aveva creduto e che invece si è davvero realizzato nella sua vita. Annuncia la fedeltà e la potenza di un Dio che ha cura del suo popolo e lo salva, rendendo lui, uomo debole e incredulo, padre di colui che preparerà le strade al Salvatore. Il Natale è il segno della fiducia che ogni anno Dio rinnova a ogni uomo.
Zaccarìa profetizza, lui che stato reso muto dal Signore fino alla nascita del suo bambino. Non aveva creduto alle parole dell’angelo, all’Onnipotenza di Colui che gli faceva una promessa di paternità. Ma ora è cambiato: l’incontro con la fedeltà di Dio cambia la direzione della vita e lo sguardo sulle cose. Le sue parole sono quasi una nenia al suo bambino. È bello che un padre insegni al figlio ciò che è importante, è la sua eredità. Dopo la crisi, Dio lo ha reso capace di riconoscere le meraviglie che ha compiuto e che sta compiendo per la salvezza del suo popolo. Con questo cantico, Zaccarìa invita anche noi a guardare le cose con lo sguardo di Dio, e ci apre alla gratitudine per quanto compie per noi e attorno a noi. Egli ora ha capito qual è il suo posto e gode per la misericordia e la presenza di Dio. Vede non solo la missione a cui è chiamato suo figlio, ma anche quella di Colui che “verrà a visitarci dall’alto come un sole che sorge”. Ma il sole non sorge dal basso? È la novità di Dio che investe la nostra vita e la riempie di sfumature inedite. Egli è l’unico che può far sorgere un sole dall’alto anche nei nostri giorni grigi e faticosi. Zaccarìa chiude la sua lode proprio parlando di gente che non ha luce, che si trova nell’ombra della morte. In questo cammino di avvento i giovani della nostra comunità hanno sperimentato la bellezza di essere “strumenti” per portare luce. Quante persone in questo giorno si trovano nell’angoscia e sentono su di loro la cappa opprimente delle loro preoccupazioni? Quanti sono nel peccato, oppure sono oppressi dal male? Ebbene, la nascita che questo Cantico annuncia è per tutti loro! Ma qual è il luogo in cui sorgerà questo sole? L’unico “luogo” in cui, in questa Santa Notte, Gesù chiede di nascere è il nostro cuore.